2018年10月17日水曜日

意味調べるGiunta di stato

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Giunta di stato


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La '''''Giunta di Stato''''', subito dopo la caduta della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] per opera dell'[[Sanfedismo|esercito sanfedista]], venne istituita il 15 giugno [[1799]] dal cardinale [[Fabrizio Ruffo]]<ref name="Marulli"> </ref>, al fine di scoprire e giudicare i [[reo|rei]] di [[lesa maestà]].

== La storia ==
La ''Giunta di Stato'' fu composta dal marchese [[Gregorio Bisogni]], già caporuota della [[Real Camera di Santa Chiara]], dai consiglieri [[Matteo Fragola]] come fiscale, [[Bernardo Navarro]], [[Antonio della Rossa]] (o La Rossa), [[Angelo Di Fiore (magistrato)|Angelo Di Fiore]], il giudice della [[Gran Corte della Vicaria]] [[Carlo Pedicini]] come segretario<ref>Domenico Sacchinelli,'' Memorie storiche sulla vita del cardinale Fabrizio Ruffo''; con osservazioni sulle opere di [[Vincenzo Cuoco]], di [[Carlo Botta]] e di [[Pietro Colletta]], Napoli,C. Cataneo, 1836, p.233.</ref>.

Il successivo 19 giugno 1799 il cardinale Ruffo concordò un armistizio di tre giorni fra il rappresentante del Governo provvisorio repubblicano [[Gabriele Manthoné]] e la Commissione esecutiva<ref>Valentino Sani, ''1799, Napoli: la rivoluzione'', Venosa, Osanna, 1999, p. 58. ISBN 88-8167-202-2</ref>. Una immunità che si rivelerà presto l'inizio di un disastroso capovolgimento, poiché qualche mese dopo per oltre cento repubblicani sarà assunto lo status di criminali politici<ref>Jose Mottola, ''Giuseppe Albanese libero muratore e martire della Repubblica napoletana del 1799''; prefazione di Pietro Sisto, Manduria, Lacaita, 1999.</ref>, pagando con la vita la loro appartenenza politica.

Quindi, il 9 luglio, il re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando]] formò la [[Giunta di Buon Governo]] che diede luogo ad una seconda Giunta<ref name="Marulli" />, incaricata il 21 luglio, composta da:
*presidente: [[Felice Damiani(avvocato)|Felice Damiani]] da [[Palermo]] - già avvocato fiscale della Gran Corte e maestro razionale del Real Patrimonio del [[Regno di Sicilia (1734-1816)|Regno di Sicilia]] nel [[1795]]<ref>[[Francesco Maria Emanuele Gaetani|Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca]], ''Opuscoli del marchese di Villabianca'' (o Diari palermitani), vol. XVII.</ref><ref>Vincenzo Castelli di Torremuzza, ''Fasti di Sicilia'', Vol. 2, Messina, presso Giuseppe Pappalardo, 1820, p.484.</ref>, noto per avere redatto il processo contro l'avvocato palermitano [[Francesco Paolo Di Blasi]], promotore di una congiura [[Giacobinismo|giacobina]], poi giustiziato il 28 maggio dello stesso anno<ref>Cfr. Giovanni De Paoli, ''L'azione cospirativa dei massoni palermitani nel 1795 ed il processo contro Francesco Paolo di Blasi'', in «Rivista Massonica», cit., vol. LIX-III n.s., n. 9, settembre 1968.</ref>;
*avvocato fiscale: il barone [[Abruzzo Ultra|abruzzese]] [[Giuseppe Guidobaldi]] o de' Guidobaldi ([[Nereto]], 1744 - [[Teramo]], 1814)<ref> </ref>, già avvocato dei poveri della [[Gran Corte della Vicaria|G.C. della Vicarìa]] (1795), consigliere della [[Sacro regio consiglio|Suprema Regia Corte]], direttore generale di Polizia (1798), assessore del [[Sovrani_di_Napoli#Re_di_Napoli_e_Sicilia,_Borbone_di_Napoli_(1734-1806)|Vicario generale del Regno]] [[Francesco Pignatelli, marchese di Laino|Francesco Pignatelli di Laino]], presidente della [[Gran Corte della Vicaria|Vicarìa]] (luglio 1799);
*cinque giudici: di cui uno era [[Antonio Della Rossa]] ([[Sant'Arpino]], 1748 - Napoli, 1817), neo presidente del Tribunale di Polizia e direttore generale di Polizia<ref>Marco Corcione, Michele Dulvi Corcione, ''Antonio Della Rossa: note per una ricostruzione biografica'', S. Arpino, Istituto di studi atellani, 2000.</ref>. E quattro aventi funzione di consiglieri: [[Angelo Fiore (avvocato)|Angelo Fiore]] o Di Fiore, presente già nella precedente giunta nominata il 15 giugno<ref name="Marulli" />; il siciliano [[Gaetano Sambuti]] o Sambuto o Sammuto<ref> </ref>; [[Vincenzo Speciale]] (1760-1813) da [[Burgio]]<ref></ref>, giudice della Corte pretoriana<ref name="avvenimenti del 1799">Alfonso Sansone, ''Gli avvenimenti del 1799 nelle Due Sicilie: nuovi documenti'', Palermo, casa ed. Era Nova, 1901, p.LXXX.</ref>, uomo di fiducia del generale [[John Acton|J. F. Acton]], il membro più attivo e temuto - descritto come il più spietato e sanguinario tra gli inquisitori ne [[Il consiglio d'Egitto (romanzo)|Il consiglio d'Egitto]] di [[Leonardo Sciascia|Sciascia]] -, autore della strage dei primi cospiratori nell'isola di [[Procida]] ancor prima della caduta della Repubblica<ref>[[Mariano D'Ayala]], ''Calendario politico di cittadini e fatti memorabili in Italia dal 1794 al 1866: strenna del capo d'anno'', 1867, p.42. </ref>, poi incaricato caporuota del [[Sacro regio consiglio|Sacro Real Consiglio]] (1801)<ref name="avvenimenti del 1799" />; il giudice della [[Gran Corte della Vicaria|Vicaria]] [[Salvatore Di Giovanni]] con funzioni di segretario;
*due consiglieri: [[Gaspare Vanvitelli (avvocato)|Gaspare Vanvitelli]] e [[Girolamo Moles]] difensori dei [[Reo|rei]];
*procuratore: [[Alessandro Nava]] nella qualità di procuratore dei [[rei]].

Una terza Giunta, nel [[1802]]<ref name="Notiziario ragionato"></ref>, sarà composta da:
* caporuota [[Girolamo Mascaro]], ultimo marchese di [[Acerno]] per acquisto ''sub hasta Regiae Camerae'' (1781)<ref></ref>, patrizio della città di [[Salerno]], avvocato della Corona, presidente della [[Regia Camera della Sommaria]];
* caporuota [[Michelangelo Cianciulli]], giudice (1789), avvocato fiscale del Real Patrimonio (1791), caporuota della Suprema Corte (1798), consigliere della Real Camera (1798), avvocato della Corona (1800), avvocato della Corona (1800); commissario della Giunta del Monte Frumentario (1802), capo della seconda ruota della Suprema Regia Corte (1802)<ref name="Notiziario ragionato" />;
* caporuota [[Giuseppe Giaquinto]], consigliere della Real Camera (1802)
* direttore [[Antonio Della Rossa]], direttore generale della Polizia.

Unitamente alla Giunta di Stato, fu costituita una [[Giunta dei Generali]], voluta dall'ammiraglio [[Horatio Nelson]] e composta prevalentemente da generali tedeschi passati alle dipendenze di Ferdinando, con la funzione di giudicare la condotta dei disertori del Regno fra gli ufficiali di terra e di mare, come i casi di Salvatore Saint Caprais, Giovan Battista de Simone, Raffaele de Montemayor, Luigi de la Grenelais, Andrea Mazzitelli, condannati a morte<ref> Colletta cita pure Emmanuele Borgia, che altrove si trova attestato vivo nel 1812. Cfr. ''Le marine italiane di Napoleone: la marina napoletana di Murat: 1806-1815'' di Virgilio Ilari, Piero Crociani, Giancarlo Boeri, Milano, Acies edizioni, 2016. </ref>.

== Il ruolo della Giunta ==
Tra i compiti che la Giunta doveva rispettare c'era il mantenimento di due registri: ''Coscrizione de' patrioti napoletani che hanno giurato nella Sala patriotica di vivere liberi o morire'', nel quale avevano registrato 416 « scellerati », e l'altro contenente l'Elenco di 471 individui della società civile<ref> ,p.129. </ref>.

Il 29 luglio Ferdinando IV revocherà al cardinale Ruffo il titolo di Vicario Generale del Regno<ref>V. Sani, ''1799, Napoli: la rivoluzione'', cit., p.196.</ref>. Allo stesso tempo, il capitano Francesco Maria [[Statella]] e Napoli (1741-1820), VIII principe di [[Cassaro]], verrà nominato alla guida della [[Giunta di Buon Governo]] napoletana, il 25 ottobre 1799, in qualità di Luogotenente Generale del [[Regno di Napoli]], con il preciso indirizzo di governo di smantellare le società [[regalismo|regaliste]] con l'abolizione di insegne e distintivi<ref>Anna Lisa Sannino, ''L'altro 1799: cultura antidemocratica e pratica politica controrivoluzionaria nel tardo Settecento napoletano'', Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2002, pp.151-152 </ref>.

Con la [[Ferdinando_I_delle_Due_Sicilie#Prima_restaurazione_borbonica|prima restaurazione borbonica]], la ''Suprema Giunta di Stato'' avrà a disposizione un elenco ufficiale a stampa degli esiliati in Francia, a [[Marsiglia]], di tutte le ''Filiazioni de' rei di Stato. Condannati dalla Suprema Giunta di Stato, e da' Visitatori Generali in vita, e a tempo ad essere asportati da' Reali Dominj ''(Napoli, Stamperia Reale, 1800)<ref>Il volume, che include descrizioni somatiche e fisiche, rapporti parentali, compresi nobili e uomini di Chiesa, è consultabile [https://ift.tt/2ykKqHm on line]. </ref>: compresi coloro che erano stati stanati dalle divisioni di [[Terra di lavoro|Terre di lavoro]], del [[Principato Citra]] e [[Principato Ultra]] di [[Montefusco]], dall'attiva [[Basilicata#Età_borbonica|provincia di Basilicata]].

Furono puniti coloro che "''avendo servito il Re, come il [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Caracciolo]], [[Girolamo Pignatelli|Moliterno]], [[Lucio Caracciolo (1771-1833)|Roccaromana]], [[Francesco Federici|Federici]], ecc. si trovavano con le armi alla mano combattendo contro di lui''"<ref name="I Borboni di Napoli">A. Dumas, ''I Borboni di Napoli: questa istoria, pubblicata pe' soli lettori dell'Indipendente, è stata scritta su documenti nuovi, inediti e sconosciuti, scoperti dall'autore negli archivi segreti della polizia'', Napoli, L'Indipendente, vol. 3, 1862, p.348.</ref>, si erano resi rei di tradimento come nel caso di [[Francesco Mario Pagano|Pagano]], [[Eleonora Pimentel Fonseca|Pimentel]], [[Ferdinando Pignatelli|Pignatelli]], [[Domenico Cirillo|Cirillo]], ecc., meritando anche la pena capitale, tanto sostenuta dalla regina [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina]]; e in tutti gli altri casi "esportandoli" all'estero, "''o in America, o le difficoltà e spese essendo sovrerchie, in Francia, luogo di loro piacer, ma con l'obbligo e giudizio fatto e sottoscritto di non tornare in Regno''"<ref name="I Borboni di Napoli" />.

== Strage di martiri politici ==
Le maggiori responsabilità della Giunta di Stato riccaddero sul solerte giudice siciliano Vincenzo Speciale, accusato di essere stato una "belva feroce"<ref name="Storia d'Italia sacra">Biagio Cognetti, ''La storia d'Italia sacra civile e letteraria dal nascimento di Gesù Cristo fino al 1870'', Napoli, Stab. tip. Pansini, 1875-1876, vol.2, p.633.</ref>: nei ventidue mesi di potere della Giunta, Speciale pare fece arrestare circa 32 mila individui, secondo Cognetti<ref name="Storia d'Italia sacra" /> non supportato da alcuna fonte, sottoposti all'esilio forzato o reclusi in carcere, altri condannati al patibolo.

Secondo Sani<ref>Valentino Sani, ''1799, Napoli: la rivoluzione'', cit. p. 199.</ref>, dopo l'esecuzione di [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Francesco Caracciolo]] (portata a termine il 30 giugno 1799), la Giunta fece arrestare con l'inganno dell'[[indulto]] tutti i rivoluzionari, reintrocendo la pratica della [[tortura]], allestendo processi-farsa che escludessero qualsiasi [[Appello (ordinamento italiano)|atto di appello]] da parte degli imputati.

Fra i 25 membri della ''Rappresentanza nazionale'', nominati per decreto del 23 gennaio del 1799 dal generale [[Jean Étienne Championnet|Championnet]], vennero perseguiti i cittadini da lui stesso scelti (tra parentesi la trascrizione dei cognomi come da proclama<ref>Repubblica Napoletana, ''[https://ift.tt/2yHJUlT Championnet Generale in capo dell'Armata di Napoli: Ordina]'', Il Repubblicano Piemontese, n. 19, 13 febbraio 1799 (25 Piovoso Anno VII Repubblicano), p. 106.</ref>, riportati il più delle volte errati; e il giorno dell'esecuzione capitale, ordinata dalla Giunta): [[Raimondo di Gennaro]], [[Nicola Fasulo]] (il 29 agosto), [[Ignazio Ciaia]] (''Ciaja'') (il 29 ottobre), [[Carlo Lauberg]] (''Laubert'', ''Lambert''), [[Melchiorre Delfico]] (in esilio), [[Girolamo Pignatelli]] ex principe di [[Moliterno]] ed ex Duca (''Moliterno''), [[Domenico Bisceglia]] (il 28 novembre), Mario Pagano, [[Giuseppe Antonio Abbamonte|Giuseppe Abbamonte]] (''Abbamonti'') (ergastolo), Domenico Cirillo, [[Domenico Forges Davanzati]], [[Vincenzo Porta]], [[Antonio Raffaello Doria|Raffaele Doria]] (il 7 dicembre), Gabriele Manthoné (''Mandoné''), [[Giovanni Riario]], [[Cesare Paribelli]], [[Giuseppe Leonardo Albanese|Giuseppe Albanese]] (il 28 novembre), Pasquale Bassi, [[Francesco Pepe]], [[Prosdocimo Rotondo]] (il 30 settembre).

Secondo il commento dello storico Giovanni La Cecilia<ref>Giovanni La Cecilia, ''Storie segrete delle famiglie reali o Misteri della vita intima dei Borboni di Francia, di Spagna, di Napoli e Sicilia, e della famiglia Asburgo-Lorena d'Austria e di Toscana'', Palermo, presso S. Di Marzo, poi Genova, a spese degli editori, 1859-1862, vol.2, p.497.</ref>, subirono processi sommari perfino "''gli eletti della città, nobili tutti e con le primarie famiglie del regno congiunti pei legami del sangue,''" [accusati] "''di usurpato impero, disobbedienza al vicario del re [[Francesco Pignatelli|Pignatelli]], di aver inaugurato un nuovo governo sul decadimento della monarchia e della casa dei Borboni ed impedito il popolo nella difesa della città''".

Tra gli uomini di Chiesa che persero la vita si ricorda il vescovo di [[Vico Equense|Vico]] mons. [[Michele Natale]] (giustiziato il 20 agosto), con diversi altri ecclesiastici, mentre tra i nobili, il principe di [[Aliano]] [[Giuliano Colonna]] (il 20 agosto), [[Gennaro Serra di Cassano|Gennaro Serra]] dei duchi di Cassano (il 20 agosto), il duca di [[Andria]] don [[Ettore Carafa|Ettore Carafa]] (il 4 settembre), il marchese di [[Corleto]] don Giuseppe Riario Sforza (22 ottobre) e due [[Pignatelli (famiglia)|Pignatelli]] dei principi di [[Strongoli]] (il 30 settembre).

Fu salvato [[Diego Pignatelli del Vaglio]], marchese e poi duca di Monteleone, per intercessione di [[Papa Pio VI]]<ref name="Storia d'Italia sacra" /> con una lettera indirizzata al re di Napoli del 3 aprile [[1800]], accusato anch'egli di "''avere partecipato, durante il periodo dell'anarchia, al tentativo di instaurare una repubblica aristocratica e per avere successivamente preso parte al Governo provvisorio''"<ref>''La Repubblica napoletana del 1799: mostra di documenti, manoscritti e libri a stampa: catalogo''; prefazione di Giovanni Pugliese Carratelli, Napoli, nella sede dell'[[Istituto italiano per gli studi filosofici]], 1989, p. 62.</ref>.

Trovarono sicura morte, invece, tra i militari giustiziati, i generali [[Giuseppe Schipani]] (il 19 luglio), [[Oronzio Massa]] (il 14 agosto), il citato Manthoné (morto il 24 settembre), [[Francesco Federici]] (il 23 ottobre), ed il nautico [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Francesco Caracciolo]] (il 30 giugno); tra i letterati e gli intellettuali, tre membri della Rappresentanza nazionale come [[Pasquale Baffi]] (l'11 luglio), [[Domenico Cirillo]] e [[Mario Pagano]] (entrambe il 29 ottobre), il critico [[Gregorio Mattei]] già membro dell'Alta commissione militare<ref>Michele Iacoviello, ''Sulla Repubblica Napopletana del 1799, contributo alle celebrazioni del bicentenaeio della rivoluzione francese in Italia'', in '' Atti del Convegno nazionale su Domenico Cirillo e la Repubblica partenopea'', Grumo Nevano, 17-23 dicembre 1989, Sant'Arpino, Istituto di studi antellani, 1991.</ref> nel Governo provvisorio e fondatore del [[Veditore repubblicano]] (il 28 novembre), il teologo [[Giuseppe Logoteta]] (il 29 novembre)<ref></ref>, [[Francesco Conforti]] (il 7 dicembre), [[Marcello Scotti]] (il 4 gennaio 1800). Né furono escluse le donne, fra le quali si ricordano le condannate [[Eleonora Fonseca Pimentel|Eleonora Pimmentel]] direttrice dl [[Monitore Napoletano]] (il 20 agosto) e [[Luisa Sanfelice|Luisa Sanfelice De Molino]] (l'11 settembre del 1800, giorno dell'ultima esecuzione).

Pare che a collaborare con Pagano e Logoteta, nella redazione della ''Costituzione della Repubblica Partenopea'' (v.''[https://ift.tt/2ypDskh Rapporto al cittadino Carnot]''), partecipò anche il sacerdote [[Giuseppe Cestari]] o Cestaro (giustiziato forse il 13 giugno del '99, dichiarato morto soltanto il 15 gennaio 1800)<ref></ref>, fratello del pittore [[Jacopo Cestaro|Jacopo]].

== Ufficialità dei numeri ==
Restano, forse, in un clima d'incertezza le cifre sul numero dei giustiziati nel Regno di Napoli, scaturite dalla reazione repressiva borbonica: dal 1° giugno 1799 all'11 settembre 1800 sarebbero 118 i giustiziati nelle [[isole Flegree]] e a Napoli. In un articolo di [[Nuova antologia]] del 1912<ref name ="Vendette">Alfonso Sansone, ''Le vendette di un re: (1799)'', Nuova antologia, Roma. 1° giugno 1912. </ref> si sostenne il numero di 120 persone, compresi [[Giuseppe Coppola]] e di [[Luigi Vernace]], impiccati il primo a [[Monte di Procida]] (il 2 luglio 1799<ref>Alfonso Sansone, ''Gli avvenimenti del 1799 nelle Due Sicilie: nuovi documenti'', Palermo, Era nova, 1901, p. XCIII, CCX.</ref>) ed il secondo nel Foro borbonico nell'[[isola di Ponza]].
Secondo Sansone<ref name ="Vendette" /> furono compilate nello stesso anno 1799 quattro liste:
*la lista del Registro di [[Chiesa di Santa Maria Succurre Miseris ai Vergini|S. Maria Succurre Miseris]], denominata comunemente la ''Congregazione dei Bianchi della Giustizia'';
*la lista di Domenico Capece Minutolo, segretario della citata Congregazione, dal titolo ''Notizie estratte dal Registro dei Bianchi dall'anno 1799 al 1800'';
*la lista di Diomede Marinelli nel suo ''Diario'' o ''Diurnali'';
*la lista di Francesco Lomonaco, pubblicata all'inizio del 1800 a Milano nel suo ''Rapporto al Cittadino Carnot''.

Sempre secondo Sansone<ref name ="Vendette" />, il ''Rapporto'' del Lomonaco rimasto a lungo il più attendibile documento presenta numerose imperfezioni ed errori di trascrizione:
*elenca tra gli uccisi i nomi di un Morglies ed un Perna (p.22), assenti dai ''registri dei Bianchi'';
*omette quelli di Domenico Troisi, di Carlo Romeo e di Cristoforo Grossi;
*attribuisce Luisa Sanfelice e Vincenzo Porta tra i nomi di coloro che ebbero commutata la pena di morte in quella della fossa perpetua di [[Favignana]], dimenticando Giuseppe Abbamonte e Giuseppe Piatti.

Il generale [[Mariano D'Ayala]], studioso del 1799 napoletano, pubblicò nel 1856 in appendice alla ''Vita del re di Napoli'' un « Elenco dei condannati a morte nelle Due Sicilie dal 1794 al 1856 ».

Nel 1860 si ristampava il ''Rapporto'' di Lomonaco, e il curatore D'Ayala allegava un'altra lista col titolo ''Glorie dei Borboni ovvero Morti al patibolo dal 1794 al 1800 in Napoli e Sicilia''.

Dati non supportati da fonti certe, indicherebbero che i casi di condannati ad altre pene ammonterebbero a 1200, mentre il numero degli esiliati intorno alle duemila persone.

Più recentemente, si sono aggiunti gli elenchi di Sani con l`''Elenco cronologico dei Giustiziati a Procida, Napoli e Ischia'', all'interno del suo volume commerativo <ref>V. Sani, ''1799, Napoli: la rivoluzione'', cit.</ref>.

== Ricompense della reazione ==

Il generale [[Pietro Colletta]] affermò con toni piuttosto polemici nella sua ''Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825''<ref> p.430 </ref> che il re Ferdinando IV elargì doni e onori di benevolenza ai suoi collaboratori.

Secondo l'autore che non cita le sue fonti, il caso più eclatante riguarderebbe il cardinal Ruffo: il prelato pare che ottenne la [[Complesso monumentale di Santa Sofia|badìa di Santa Sofia]] di [[Benevento]] con una rendita perpetua di 9 mila ducati, altre terre con rendite da 14 mila ducati, il titolo di ''Luogotenente del Regno'' con uno stipendio di 24 mila ducati all'anno (in realtà, Ruffo fu Vicario Generale del Regno). L'imperatore della Russia [[Paolo I di Russia|Paolo I]], a sua volta, lo avrebbe nominato cavaliere degli ordini [[Ordine di Sant'Andrea|Sant'Andrea]] e [[Ordine Imperiale di Sant'Aleksandr Nevskij|Santo Alessandro]].
Mentre al fratello del cardinale, capitano in congedo, sarebbe stato assegnato il grado di colonnello e una pensione di 3000 ducati all'anno<ref>P. Colletta, Storia del reame di Napoli .., cit., p.430.</ref>.

L'ammiraglio [[Horatio Nelson|Nelson]], responsabile della morte di Caracciolo, fu nominato duca di [[Bronte]] con una rendita annua di 6 mila once<ref>P. Colletta, Storia del reame di Napoli .., cit., p.431.</ref>.

[[Benedetto Croce]] in un articolo apparso sulla "Rassegna pugliese", citava anche il ricco commerciante Vincenzo Baccher, ritenuto responsabile della morte di Luisa Sanfelice, fu poi insignito della croce costantiniana, l'elargizione di una rendita annua di 2500 ducati e di alcuni terreni nelle vicinanze di Napoli<ref>Benedetto Croce, ''Luisa Sanfelice e la congiura dei Baccher'', nota di Beppe Benvenuto, palermo, Sellerio, 2004.</ref> <ref>Walter Cariddi, ''Il pensiero politico e pedagogico di Vincenzo Cuoco'', Lecce, Milella, 1981, p.209.</ref>.

Nel 1840 il poeta francese [[Henri de Latouche]] descrisse in ''Fragoletta: Naples et Paris en 1799'' <ref>Henri de Latouche,''Fragoletta, ossia, Napoli e Parigi nel 1799''; a cura di Davide Frisoli e Claudio Lucarini, Roma, Salerno, 1989.</ref> l'immagine desolata e sepolcrale di una Napoli che, dietro l'insegna della restaurazione, stilava elenchi di esiliati, dove nobili e contadini potevano attingere per uccidere coloro che odiavano. Dov'era possibile sottrarre soldi a chi lavorava o era povero per donarlo a personaggi stranieri prezzolati. Dove i cittadini, scrive Latouche, devono accettare le leggi statali con il solo scopo di difendere il territorio, disprezzare il popolo, amministrare contro gli interessi e l'avvenire di milioni di famiglie, soltanto per il profitto di una dinastia distante dall'Europa. Ciò che all'epoca davvero contava era ''décimer lentement un peuple pour venger la cour et la consoler d'avoir fui'', cioé "decimare lentamente un popolo per consolare e vendicare la corte di essere fuggita"<ref>Henri de Latouche,''[https://ift.tt/2yk189x Fragoletta: Naples et Paris en 1799]'', tome premier, Paris, H.L. Delloye Ed., 1840, chapitre XVI, p.169.</ref>.

== La censura di Stato ==
L'incertezza di scarsa documentazione sull'operato della Giunta di Stato è da ricercarsi sull'assenza delle fonti primarie per gli storici. Probabilmente la causa è giustificata nella sistematica cancellazione degli atti dei processi.

Il direttore generale di polizia Antonio Della Rossa firmava l'ordine del 24 gennaio 1800, sulla base della sovrana determinazione, che, per evitare "''che fra un certo determinato tempo, si esibiscano o in poter della Giunta di Stato, o del direttore generale della Polizia''" le numerose carte conservate, prevedeva, entro otto giorni, la riunione di "''tutte le carte enunciate nel Reale dispaccio, e, dopo raccolte le carte, come sopra divisate, sarà destinato il luogo in cui, per mano del boia, saranno pubblicamente bruciate… Affinché nessuno possa allegare causa di ignoranza, ordiniamo che il presente editto sia ordinato a suon di tromba, nei luoghi della città e casali della nostra giurisdizione''"<ref> A. Dumas, ''I Borboni di Napoli'', cit., vol. 1, p.6.</ref>.

Una delle prime e complete ricostruzioni presentata dallo storico e scrittore [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]] fu basata sull'esclusiva raccolta del re<ref> A. Dumas, ''[https://ift.tt/2yH69bL I Borboni di Napoli]'', cit., vol.1, p.9.</ref>: documentazione che, secondo il parere dell'autore, non conobbero mai [[Vincenzo Cuoco]], [[Carlo Botta]] e [[Pietro Colletta]], i tre autori più letti dalla vecchia storiografia.

Tra le raccolte private scoperte negli ultimi decenni da segnalare le "Carte Pagano"<ref>Inventario in volume di: Hermann Huffer, ''La Repubblica Napoletana dell'anno 1799''; a cura e con introduzione di Renata De Lorenzo, Napoli, Liguori, 1999. ISBN 88-207-2857-5 </ref>.

Si conservano inoltre gli Atti della [[Giunta dei Generali]] nella serie "Generali Antichi" (1734-1806, fascicoli 19, Segreteria di Guerra e Marina), le ''Carte Ruggiero'', le ''Scritture de' giacobini'', presso l'[[Archivio di Stato di Napoli]]<ref> </ref>.

== Bibliografia ==
* ([https://ift.tt/2ykKua4 anche on-line])
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* ([https://ift.tt/2ypDskh on line])
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*

== Note ==
<references />

== Voci correlate ==
* [[Repubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800]]
* [[Repubblica Napoletana (1799)]]




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