2020年6月17日水曜日

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Caterina Medici da Broni


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Caterina Medici ([[Broni]], [[1573]]<ref name=":0"></ref>  – [[Milano]], [[4 marzo]] [[1617]]<ref name=":0" /> ) è stata una donna accusata di [[stregoneria]] e bruciata alla [[Piazza Vetra|Vetra]] a Milano, citata anche da [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] ne ''[[I promessi sposi]]''<ref></ref> .

== Biografia ==
Nata a Broni nel [[Pavese (territorio)|pavese]] da un maestro di scuola, a 13 anni viene data in moglie a un piacentino di nome Bernardino Zagalia detto il Pinotto, che la costringe a praticare il meretricio a [[Pavia]]. Dal 1592, abbandonato il marito o forse rimasta vedova, comincia a peregrinare nel [[Monferrato]], lavorando come serva per diversi padroni, come si evince dagli atti del processo<ref name=":0" /> . Per dodici anni è poi al servizio del capitano Giovanni Pietro Squarciafico a [[Occimiano]], diventandone la [[Concubinato|concubina]] e dandogli due figlie, Vittoria e Angelica, e forse una terza, prima di essere da lui allontanata per volere del vescovo di [[Casale Monferrato]] che la mette a servizio da una nobile di Casale, donna Angelica.

Nel 1612 la troviamo a Milano, sempre come serva che passa a servizio da una famiglia all'altra. È [[Lavoro domestico|fantesca]] dal capitano Vacallo che durante la sua permanenza si ritiene vittima di un incantesimo ''ad amorem'' praticato da un'altra serva e omonima, Caterinetta da Varese.

Allontanata da Vacallo, il 15 agosto del 1616 entra come fantesca in casa del senatore [[Luigi Melzi]]. Qualche mese dopo il padrone comincia a soffrire di disturbi allo stomaco. A dicembre il capitano Vacallo si reca a casa Melzi, riconosce Caterina e la accusa di aver [[Fattura (magia)|affatturato]] il suo padrone. L'accusa è sostenuta anche dagli illustri medici [[Ludovico Settala|Lodovico Settala]] e Giovanni Battista Selvatico che non riuscivano a guarire il malato. Nei guanciali del senatore sono rinvenuti dei cuori di refe. Caterina confessa di essere autrice di un incantesimo ''ad amorem'', volto a far innamorare di lei il suo padrone.

Dopo un [[Caccia alle streghe|processo]] durante il quale l'inquisita viene almeno due volte sottoposta a [[tortura]], il verdetto è di colpevolezza. Il 4 marzo 1617 viene condotta alla Vetra su un carro sul quale viene tanagliata, e in loco viene strangolata e successivamente arsa su una baltresca, cioè un palco, innalzato per la prima volta proprio per quella occasione<ref></ref>.

La storia di Caterina Medici da Broni è narrata nel riassunto degli atti del processo conservato nella biblioteca della famiglia [[Melzi]], copia probabilmente redatta ad uso del senatore Melzi dai notai incaricati della verbalizzazione e scampata al rogo dell'archivio dell'[[Inquisizione]] milanese del 1788<ref name=":0" />.

Tale riassunto è stato trascritto e pubblicato da [[Giuseppe Farinelli (storico della letteratura)|Farinelli]] e Paccagnini nel 1989.

== Caterina nella letteratura ==
Molti scrittori del passato, che non poterono consultare gli atti del processo e incorsero quindi in grosse sviste, sono stati ispirati dalla tragica storia di Caterina da Broni. [[Pietro Custodi]] raccontò la sua storia in un'edizione da lui curata della Storia di Milano di [[Pietro Verri]], Alessandro Manzoni inserì un accenno alla tragedia di Caterina parlando del dottor Settala nel capitolo XXXI dei Promessi sposi e [[Achille Mauri]] scrisse su di lei un [[romanzo]] di buon successo nel 1831.  

Il primo a raccontare la vera storia in un suo saggio sulla base della verità storica fu [[Leonardo Sciascia]] nel 1986.

== Note ==
<references />
[[Categoria:Processi per stregoneria]]

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