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Angelo Policardi
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Angelo Policardi (Vittorio Veneto, 31 ottobre 1888 – Signo, 1° ottobre 1943) è stato un generale italiano del Regio Esercito durante la Seconda guerra mondiale, ricordato per il suo ruolo in Dalmazia nel 1942/1943.
Indice
1 Carriera
2 Note
3 Bibliografia
4 Voci correlate
Carriera
Angelo Giovanni Maria Policardi nacque a Vittorio Veneto, frazione Ceneda, il 31 ottobre 1888, da un nobile casato.
Dopo la Maturità classica nel 1907 è soldato volontario, allievo nell'Accademia Militare di Torino.
Nel 1910 è Sottotenente del Genio nella Scuola d'applicazione Artiglieria e Genio e giura fedeltà a Torino. Nel 1915 col grado di Capitano, si sposa con la Sigorina Domenica Novelli.
Il 24 maggio 1915 giunge sul fronte di guerra al comando della 20^ Compagnia Zappatori.
Nel 1919, a guerra conclusa, è decorato della croce di Cavaliere nell'ordine della Corona e trasferito presso la direzione genio Verona.
Nel 1926 è Tenente Colonnello. Dal 1928 al 1932 è in Libia. Nel 1935 è nominato Cavaliere nell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro in considerazione di lunghi servizi e sempre nello stesso anno è richiamato in temporaneo servizio e assegnato comando genio del corpo di Napoli. Dal 1° gennaio 1937, da colonnello con anzianità 28 giugno 1933, è collocato in apettativa per riduzione quadri ed assegnato al comando zona militare di Torino.
Nel 1941, richiamato in servizio, è Generale di Brigata assunto in forza comando difesa territoriale Trieste. Il 29 gennaio 1942 è nominato comandante del Genio del XVIII° Corpo d'Armata mobilitato a Spalato e vi si reca dal 18 marzo 1942.
Partecipa dal 18 marzo 1942 all'8 settembre 1943 alle operazioni di guerra svoltesi in Spalato quale Comandante del Genio del XVIII° C. d'A.
L'8 settembre 1943 si trova a Spalato e partecipa alle operazioni di guerra sino al 27.9.1943 col XVIII C.d'A.
Alla vigilia dell'armistizio, le FFAA italiane in Dalmazia esse erano così disposte: La parte nord e la parte centrale della regione della costa dalmata fra Cattaro e Spalato.
Ricadevano invece nella giurisdizione della Seconda Armata, agli ordini del generale Mario Robotti, che sovrintendeva all'intero scacchiere che andava dalla parte della Slovenia annessa all'Italia nel 1941 a nord fino alla Dalmazia centrale a sud.
La Dalmazia italiana (esclusa la provincia di Cattaro) era presidiata dal XVIII Corpo d'Armata, con sede a Zara comandato dal generale Umberto Spigo. Quest'ultimo Corpo d'Armata era a sua volta dispiegato sul terreno con una Divisione a nord (''Zara'', generale Carlo Viale e comando nella città di Zara) ed una a sud (''Bergamo'', generale Emilio Becuzzi e comando nella città di Spalato).
Dopo l'8 settembre a Spalato s'aprirono contemporanee trattative con i tedeschi e con i partigiani. I tedeschi - che già diffidavano dell'alleato italiano - si mossero con estrema rapidità e decisione non appena avuta notizia dell'armistizio, seguendo le direttive generali da tempo definite all'interno del ''piano Alarico'', approntato proprio in previsione dell'uscita dalla guerra dell'Italia.
I fini principali perseguiti dai tedeschi in Dalmazia erano due: da un lato assicurare a sé il predominio sull'intero territorio già soggetto al Regio Esercito, dall'altro impedire operazioni di accaparramento di materiale militare da parte delle forze partigiane iugoslave. Le prime notizie dell'armistizio crearono una confusione grandissima: mentre i partigiani cercavano di fraternizzare, il generale Becuzzi alle prime ore del 9 settembre, ordinò a tutti i settori di astenersi dai contatti. A seguito però di un colloquio telefonico col generale Spigo, l'ordine venne modificato: le trattative con i partigiani erano autorizzate, a patto che questi «passino alle nostre dipendenze». Allo stesso modo, vennero emanati in immediata successione ad alcuni presidi esterni prima degli ordini di ripiegamento e poi dei contrordini, il che contribuì ad aumentare la confusione.
Nelle stesse ore, il generale Alfonso Cigala Fulgosi - comandante della piazza di Spalato - procedette al disarmo del personale tedesco di scorta ad una nave rumena attraccata in porto, oltre che al piantonamento del consolato tedesco. Immediatamente dopo aver diramato l'ordine di trattare coi partigiani, Becuzzi ebbe una serie di contatti con i cetnici, che nel settore di Spalato contavano circa 2.000 uomini inquadrati nella Milizia Volontaria Anti Comunista. Quest'ultimi chiesero a Becuzzi quali fossero le decisioni della Bergamo, mettendo a disposizione gli uomini a patto che fossero fornite armi e munizioni.
Becuzzi chiese tempo per consultarsi col comando del corpo d'armata, poi al pomeriggio li riconvocò per comunicare la consegna delle armi per il giorno successivo, al fine costituire un battaglione di 500 cetnici, da dislocare lungo la riviera a nord di Spalato. Appena partiti, Becuzzi ricevette una delegazione di comunisti e partigiani di Spalato per stabilire le prime basi di un accordo. Il generale italiano aveva invitato in città per il giorno successivo Ivo Lola Ribar, del Comando Supremo dell'EPLJ, e il capo partigiano Vicko Krstulović, comandante della IV zona operativa (Dalmazia), per organizzare una difesa contro i tedeschi. Ma in immediata successione era pervenuto da Zara l'ordine di applicare le disposizioni armistiziali "senza spargimento di sangue", il che rese Becuzzi molto incerto sul da farsi.
In seguito alla resa delle forze italiane, i tedeschi rastrellarono i militari italiani presenti, separandone in parte gli ufficiali.
Tra questi figuravano anche tre generali, Policardi (comandante del genio di corpo d'armata), Pelligra e Cigala Fulgosi, diversi colonnelli e tenenti colonnelli, un maggiore ed alcuni ufficiali subalterni. Con il pretesto del trasferimento in Germania, questo gruppo venne avviato su dei camion ma, dopo essere stati portati in una cava di ghiaia, tutti gli ufficiali vennero uccisi a colpi di mitragliatrice. I Generali furono fucilati presso le fornaci di Siny e i loro corpi furono bruciati.
Del massacro di Treglia, località vicina a Spalato in Dalmazia, furono incriminate le SS della Divisione Volontari delle SS "Prinz Eugen".
Le salme (escluse quelle dei Generali) vennero poi rimpatriate negli anni cinquanta e sepolte al Sacrario Militare del Lido di Venezia.
Il generale Policardi è morto il 1° ottobre 1943 a Signo (Jugoslavia), fucilato dai tedeschi
Decorato della medaglia d'argento al V.M. ''"Dopo cessata la resistenza italiana in Spalato, si prodigava per alleviare le tristi condizioni dei militari rimasti in città. Con alto senso del dovere, benché da tempo in precarie condizioni di salute, si asteneva dal prendere imbarco su di un convoglio destinato in Italia. Catturato successivamente dai tedeschi, veniva barbaramente fucilato. Teneva di fronte al plotone di esecuzione un superbo contegno." Dalmazia, settembre 1943 - Campagna di guerra 1942 – 1943.
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Indice
1 Carriera
2 Note
3 Bibliografia
4 Voci correlate
Carriera
Angelo Giovanni Maria Policardi nacque a Vittorio Veneto, frazione Ceneda, il 31 ottobre 1888, da un nobile casato.
Dopo la Maturità classica nel 1907 è soldato volontario, allievo nell'Accademia Militare di Torino.
Nel 1910 è Sottotenente del Genio nella Scuola d'applicazione Artiglieria e Genio e giura fedeltà a Torino. Nel 1915 col grado di Capitano, si sposa con la Sigorina Domenica Novelli.
Il 24 maggio 1915 giunge sul fronte di guerra al comando della 20^ Compagnia Zappatori.
Nel 1919, a guerra conclusa, è decorato della croce di Cavaliere nell'ordine della Corona e trasferito presso la direzione genio Verona.
Nel 1926 è Tenente Colonnello. Dal 1928 al 1932 è in Libia. Nel 1935 è nominato Cavaliere nell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro in considerazione di lunghi servizi e sempre nello stesso anno è richiamato in temporaneo servizio e assegnato comando genio del corpo di Napoli. Dal 1° gennaio 1937, da colonnello con anzianità 28 giugno 1933, è collocato in apettativa per riduzione quadri ed assegnato al comando zona militare di Torino.
Nel 1941, richiamato in servizio, è Generale di Brigata assunto in forza comando difesa territoriale Trieste. Il 29 gennaio 1942 è nominato comandante del Genio del XVIII° Corpo d'Armata mobilitato a Spalato e vi si reca dal 18 marzo 1942.
Partecipa dal 18 marzo 1942 all'8 settembre 1943 alle operazioni di guerra svoltesi in Spalato quale Comandante del Genio del XVIII° C. d'A.
L'8 settembre 1943 si trova a Spalato e partecipa alle operazioni di guerra sino al 27.9.1943 col XVIII C.d'A.
Alla vigilia dell'armistizio, le FFAA italiane in Dalmazia esse erano così disposte: La parte nord e la parte centrale della regione della costa dalmata fra Cattaro e Spalato.
Ricadevano invece nella giurisdizione della Seconda Armata, agli ordini del generale Mario Robotti, che sovrintendeva all'intero scacchiere che andava dalla parte della Slovenia annessa all'Italia nel 1941 a nord fino alla Dalmazia centrale a sud.
La Dalmazia italiana (esclusa la provincia di Cattaro) era presidiata dal XVIII Corpo d'Armata, con sede a Zara comandato dal generale Umberto Spigo. Quest'ultimo Corpo d'Armata era a sua volta dispiegato sul terreno con una Divisione a nord (''Zara'', generale Carlo Viale e comando nella città di Zara) ed una a sud (''Bergamo'', generale Emilio Becuzzi e comando nella città di Spalato).
Dopo l'8 settembre a Spalato s'aprirono contemporanee trattative con i tedeschi e con i partigiani. I tedeschi - che già diffidavano dell'alleato italiano - si mossero con estrema rapidità e decisione non appena avuta notizia dell'armistizio, seguendo le direttive generali da tempo definite all'interno del ''piano Alarico'', approntato proprio in previsione dell'uscita dalla guerra dell'Italia.
I fini principali perseguiti dai tedeschi in Dalmazia erano due: da un lato assicurare a sé il predominio sull'intero territorio già soggetto al Regio Esercito, dall'altro impedire operazioni di accaparramento di materiale militare da parte delle forze partigiane iugoslave. Le prime notizie dell'armistizio crearono una confusione grandissima: mentre i partigiani cercavano di fraternizzare, il generale Becuzzi alle prime ore del 9 settembre, ordinò a tutti i settori di astenersi dai contatti. A seguito però di un colloquio telefonico col generale Spigo, l'ordine venne modificato: le trattative con i partigiani erano autorizzate, a patto che questi «passino alle nostre dipendenze». Allo stesso modo, vennero emanati in immediata successione ad alcuni presidi esterni prima degli ordini di ripiegamento e poi dei contrordini, il che contribuì ad aumentare la confusione.
Nelle stesse ore, il generale Alfonso Cigala Fulgosi - comandante della piazza di Spalato - procedette al disarmo del personale tedesco di scorta ad una nave rumena attraccata in porto, oltre che al piantonamento del consolato tedesco. Immediatamente dopo aver diramato l'ordine di trattare coi partigiani, Becuzzi ebbe una serie di contatti con i cetnici, che nel settore di Spalato contavano circa 2.000 uomini inquadrati nella Milizia Volontaria Anti Comunista. Quest'ultimi chiesero a Becuzzi quali fossero le decisioni della Bergamo, mettendo a disposizione gli uomini a patto che fossero fornite armi e munizioni.
Becuzzi chiese tempo per consultarsi col comando del corpo d'armata, poi al pomeriggio li riconvocò per comunicare la consegna delle armi per il giorno successivo, al fine costituire un battaglione di 500 cetnici, da dislocare lungo la riviera a nord di Spalato. Appena partiti, Becuzzi ricevette una delegazione di comunisti e partigiani di Spalato per stabilire le prime basi di un accordo. Il generale italiano aveva invitato in città per il giorno successivo Ivo Lola Ribar, del Comando Supremo dell'EPLJ, e il capo partigiano Vicko Krstulović, comandante della IV zona operativa (Dalmazia), per organizzare una difesa contro i tedeschi. Ma in immediata successione era pervenuto da Zara l'ordine di applicare le disposizioni armistiziali "senza spargimento di sangue", il che rese Becuzzi molto incerto sul da farsi.
In seguito alla resa delle forze italiane, i tedeschi rastrellarono i militari italiani presenti, separandone in parte gli ufficiali.
Tra questi figuravano anche tre generali, Policardi (comandante del genio di corpo d'armata), Pelligra e Cigala Fulgosi, diversi colonnelli e tenenti colonnelli, un maggiore ed alcuni ufficiali subalterni. Con il pretesto del trasferimento in Germania, questo gruppo venne avviato su dei camion ma, dopo essere stati portati in una cava di ghiaia, tutti gli ufficiali vennero uccisi a colpi di mitragliatrice. I Generali furono fucilati presso le fornaci di Siny e i loro corpi furono bruciati.
Del massacro di Treglia, località vicina a Spalato in Dalmazia, furono incriminate le SS della Divisione Volontari delle SS "Prinz Eugen".
Le salme (escluse quelle dei Generali) vennero poi rimpatriate negli anni cinquanta e sepolte al Sacrario Militare del Lido di Venezia.
Il generale Policardi è morto il 1° ottobre 1943 a Signo (Jugoslavia), fucilato dai tedeschi
Decorato della medaglia d'argento al V.M. ''"Dopo cessata la resistenza italiana in Spalato, si prodigava per alleviare le tristi condizioni dei militari rimasti in città. Con alto senso del dovere, benché da tempo in precarie condizioni di salute, si asteneva dal prendere imbarco su di un convoglio destinato in Italia. Catturato successivamente dai tedeschi, veniva barbaramente fucilato. Teneva di fronte al plotone di esecuzione un superbo contegno." Dalmazia, settembre 1943 - Campagna di guerra 1942 – 1943.
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